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Cinema e cambiamento
(A cura di Antonegò)

Il cinema nasce nel 1895 come una evoluzione della tecnica fotografica, quindi si può già dire che nasca come un cambiamento. La sua storia, pur giovane, è una storia di continue mutazioni, a cominciare dall’avvento del sonoro, nel 1927, e poi, a partire dagli anni 30, con il susseguirsi di diverse scuole di pensiero e di sperimentazione che, attraverso le geniali innovazioni nelle tecniche di montaggio, trasformano il susseguirsi di immagini, in una vera e propria narrazione, sempre più complessa, creando un vero e proprio linguaggio cinematografico capace di rendere arte, una forma di espressione.

Si pensi all’epica dei Kolossal di David W. Griffith e Cecil B. DeMille, alla satira di Chaplin, al montaggio analogico di Sergej M. Eisenstein alle riprese e ai piani sequenza di Orson Welles, si pensi al neorealismo, alla Nouvelle Vague, per rendersi conto di come sia mutato a seconda dei geni che lo creavano e a seconda del luogo e del tempo storico in cui si muovevano.

E si pensi alle innovazioni tecnologiche, agli effetti speciali di Lucas, alle tecniche digitalizzate di “Matrix”, sino alla sostituzione di immagini interamente computerizzate (“Final fantasy”) e alla trasformazione computerizzata degli attori (“Polar express”), si pensi alla evoluzione dei cartoni animati dal primo Topolino di Walt Disney, sino al ratto Pixar di “Ratatuoille”, per rendersi conto di come le innovazioni tecnologiche e sociali influenzino il cinema e viceversa, in un continuo scambio osmotico, in cui il cinema stesso è in grado di creare tendenze, mode linee di pensiero e dar voce a periodi e movimenti storici (si pensi appunto al Neorealismo italiano, al Free cinema Britannico, all’Espressionismo tedesco, alla Nouvelle Vague francese). Ma come in ogni evoluzione, ci sono anche i cosiddetti vicoli ciechi evolutivi e così il cinema 3D che non è mai riuscito a prendere piede, o il fallimentare Odorama (si immettevano odori e puzze, durante la proiezione di un film, in concomitanza alle scene).

I mutamenti sono parte integrante di questa forma di arte che, in fondo, le comprende tutte (architettura, musica, pittura, scultura, poesia, danza), divenendo settima arte, per la sua capacità e necessità di esistere attraverso la fotografia, la scenografia, i costumi, il montaggio, la sceneggiatura, la colonna sonora e l’interpretazione degli attori.

Il cinema ha il potere di trasformare un uomo in un Divo, creando miti e leggende, ma può anche rinchiudere quel divo in una gabbia, costringendolo a interpretare sempre e solo quel ruolo, quel mito, confondendo la vita reale e quella proiettata. Mi vengono in mente una infinità di esempi, nel bene e nel male. Avreste mai fatto interpretare il ruolo del cattivo a James Stewart? E celebre poi, è il battibecco tra Don Siegel e John Wayne: il primo voleva girare una scena in cui il Duca avrebbe dovuto sparare alle spalle del cattivo di turno e John Wayne si oppose, dicendo che “John Wayne non spara alle spalle di nessuno”; il regista lo mandò su tutte le furie, quando gli fece notare che Clint Eastwood, invece, lo avrebbe fatto! Tom Selleck non è riuscito mai ad uscire dal personaggio che lo rese celebre, il mitico Magnum P.I. e dovette rinunciare a parti come quella di Indiana Jones!!

Il mutamento può essere incubo, paura, follia, come nella filmografia di Cronenberg, in cui il corpo degenera e subisce mutazioni mostruose, contaminato dalla scienza e dalla tecnologia (“La mosca”; “Crash”; “Existenz”), oppure essere visto come evoluzione nel bene e nel male (si pensi al genere supereroistico o a certa fantascienza anche recente, “Io sono leggenda”). Il mutamento può essere crescita, maturazione, passaggio dall’età spensierata a quella adulta (“Fandango”; “Persepolis”) o progresso, rivoluzione.

E, di recente, il cinema è stato preso come spunto per aiutare i cambiamenti individuali, con la cosiddetta cinematerapia, con finalità riabilitative di deficit mentali o come terapia nei casi di nevrosi, psicosi e disturbi dell’umore, intervenendo sull’area cognitiva, emotiva e psicomotoria.

Il cinema, come forma espressiva ha dato voce a tutti i tipi e generi di cambiamento ed esso stesso ha subito o creato mutamenti sociali e di costume, perché, di base, il cambiamento è neutro, non è né di per sé solo positivo, né negativo. A volte, magari, può essere necessario, ma sulla sua bontà, per solito, si lascia ai posteri, l’ardua sentenza…


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