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19/10/2008 Ciao, Paul...
Era da un po’ che volevo parlare di questa enorme perdita che il cinema mondiale ha subito e mi sento in colpa di parlarne solo ora, quando lui se né andato il 26 settembre 2008. Il problema è che ero bloccato: come parlare, cosa dire di uno dei più grandi attori che Hollywood ci abbia mai donato? Ma dinanzi all’incresciosa constatazione che nemmeno una parola fosse proferita sul nostro sito, mi son deciso, correndo il rischio di non aggiungere nulla a ciò che è stato già ampiamente riferito su tutti i mezzi di informazione, col rischio di cadere nella retorica, col rischio di non rendere l’omaggio che merita lui, Paul Newman. Perché in fondo, se non si corre il rischio, non ci si diverte… Conscio dei panni di appassionato un po’ stropicciati, ma sempre veri che indosso da tutta la vita, il mio sarà un saluto da fagocitatore di film, cresciuto a pane e Hollywood, amante di un cinema che mi faceva sognare e sgranare gli occhi nel buio della sala o del salotto. Che li divorassi, o che li assaggiassi, quei film gusto millesogni + 1 che mi hanno fatto crescere (bene o male che sia!) e di cui, Firmino ante-litteram, percepivo davvero la diversità di sapori, erano una gioia, capaci come erano di farmi provare emozioni, passioni e pulsioni e addirittura darmi insegnamenti e instillarmi ideali. E uno dei grandi protagonisti indiscussi di quei veri sogni ad occhi aperti era senza dubbio Paul Newman, coi suoi personaggi spacconi e adorabilmente canaglieschi, introspettivi e combattuti, simpatici e seduttori, fintamente cinici e disillusi. Non parlerò dei suoi mitici occhi blu, non parlerò dell’assurdo paragone con Marlon Brando. Preferisco pensare al Paul Newman che si iscrisse all’Actor’s studio e ne divenne uno dei vessilli, del Paul Newman che sposò Joanne Woodward e la amò per tutta la vita, del Paul Newman che ha fondato la "Newman's own", un'azienda alimentare specializzata in produzioni biologiche, i cui ricavati andavano in beneficienza, al Paul Newman amante delle corse e talmente autoironico, da prendersi in giro con una comparsata ne L’ultima follia di Mel Brooks. Gli fu tributato un unico Oscar (una delle tante assurdità degli Academy awards!!!!!) come miglior attore protagonista, per “Il colore dei soldi” e un altro gli venne dato alla carriera. Più di ogni altra cosa, sono i suoi film a parlare per lui: Lassù qualcuno mi ama, La lunga estate calda, Furia selvaggia, La gatta sul tetto che scotta, I segreti di Filadelfia, Lo spaccone, La dolce ala della giovinezza, Hud il selvaggio, Intrigo a Stoccolma, Detective story, Il sipario strappato, Hombre, L’uomo dei sette capestri, La stangata, L’inferno di cristallo, Detective Harper, Colpo secco, Quintet, Il verdetto, Il colore dei soldi, Mr. Hoola Hop, per citarne solo alcuni. Diresse 5 lungometraggi, tra cui Lo zoo di vetro. Ho volutamente lasciato fuori dal parziale elenco due film che ho amo particolarmente: uno è lo splendido Butch Cassidy, western allegro, malinconico e crepuscolare di George Roy Hill. L’altro è il film con il quale vorrei chiudere questo personale e umile saluto, ringraziando Paul Newman per la bellezza che ci ha lasciato coi suoi film e con la sua vita e l’ho lasciato per ultimo, perché è così che mi piace pensare che se ne sia andato, con quello stesso sorriso sprezzante e beffardo del finale di Nick mano fredda, ribelle e libero, bellissimo e sincero.
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