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The Millionaire

(di Technino)
 

Con il filo conduttore di un telequiz, il regista inglese Danny Boyle fa vedere uno spaccato dell’India ben diverso da quello, favolistico, che abbiamo visto negli ultime commedie di Bollywood. 

Una domanda e venti milioni di rupie separano Jamal Malik da Latika, amore infantile e mai dimenticato. Jamal, un diciottenne cresciuto negli slum di Mumbai, partecipa all'edizione indiana di “Chi vuol essere Milionario” sperando che la ragazza, ormai persa di vista da anni, lo veda e si metta in contatto con lui. Ma l'acquisita popolarità mediatica e la scalata alla ricchezza (e quindi alle ferree caste sociali indiane) infastidiscono il conduttore che cerca di boicottarne la vittoria, ingannandolo e facendolo arrestare. Sospettato di avere imbrogliato e torturato inutilmente, Jamal rivelerà al commissario di polizia che conosceva le risposte perché ciascuna di quelle domande lo riportava a momenti chiave della sua vita difficilissima.

Non pensate di assistere alla solita commedia sentimentale, anche se, alla fine, il regista cambia tono e sparge a piene mani ottimismo e “miele” (il balletto che si vede nei titoli di coda e’ molto artificioso e stonato con il resto del racconto): se volete evitare di assistere a scene di crudelta’ sui bambini, non andate a vedere il film.

L’infanzia di Jamal, del fratello Salim e di Latika e’ spietata: resi orfani dalle guerre di religione fra musulmani ed induisti, conoscono la crudelta’ dei cosiddetti “orfanotrofi” gestiti da criminali senza scrupoli che raccolgono i bambini rimasti senza famiglia per utilizzarli sulla strada per chiedere l’elemosina. E non si fermano di fronte a nulla pur di avere bambini in grado di suscitare la pieta’… 

Il film e’ girato con maestria e si avvale di un montaggio ben ritmato, che permette di seguire tutta la storia senza lungaggini. Si esce pero’ con la sensazione che la storia d’amore troppo “favolistica” fra Jamal e Latika sia “staccata” dalla realta’ che si vede nel resto del film (che invece fa l’effetto di un pugno allo stomaco), e quindi si fa fatica a viverla. Il finale, come detto, contribuisce ad accentuare questa sensazione di distacco.

Del film si e’ parlato, forse esagerando, come di un possibile candidato all’Oscar.
 
3Sei d'accordo con questa recensione?1
75%
 
25%
 
(del nostro lettore antonegò)
 
Ancora una volta, gli Oscar dimostrano la loro miopia...
 
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