Il film è ambientato a Milano nei primi anni ottanta e
segue la curiosa vicenda di Nello (Claudio Bisio), un sindacalista chiamato ad
assumere la direzione di un’associazione di malati mentali. Agli inizi Nello trova
serie difficoltà nei rapporti con i soci della “Cooperativa 180” (così chiamata
perché istituita in virtù della legge Basaglia 180/1978) e con uno di essi
arriverà addirittura allo scontro fisico. Anche con lo psichiatra Del Vecchio
(Giorgio Colangeli) vi saranno tensioni: egli infatti non crede che si possa
dirigere una cooperativa al pari di un’azienda e osteggia fortemente l’idea di Nello
volta a coinvolgere i soci in un’attività commerciale. Eppure ci riuscirà ed
ecco che nel giro di breve tempo riesce a dar vita ad un’azienda di lavorazione
del parquet dove ognuno riveste un proprio ruolo: vi è un direttore (un ragazzo
praticamente privo della parola), un capo del personale (che incentiva i propri
dipendenti a fare più straordinari) e degli operai. L’attività riesce bene. Per
Nello è una grandissima soddisfazione anche se il lavoro lo distoglierà dai
suoi rapporti con la fidanzata (Anita Caprioli). Purtroppo qualcosa non andrà
per il verso giusto. Per eseguire un lavoro all’estero particolarmente remunerativo
Nello chiede di sacrificare qualche mese del proprio stipendio ai suoi
dipendenti i quali, però, si rifiuteranno. Si verificherà poi un episodio
drammatico che coinvolgerà un giovane ragazzo della Cooperativa che perde la
testa per una donna presso cui era andato a svolgere un lavoro. Durante una
festa, cui era stato invitato assieme ad un altro socio (lo stesso che aveva
messo le mani addosso a Nello), viene deriso alle spalle dagli amici di lei. Ne
scaturirà una rissa ed il ragazzo dopo pochi giorni si toglierà la vita.
Verranno mosse accuse a Nello, responsabile di aver fatto sentire troppo
normali persone che, a detta degli psichiatri, non lo sono affatto. La
“Cooperativa 180” rischia di chiudere i battenti ma i soci non si arrenderanno.
Terzo lungometraggio di Giulio Manfredonia (già aiuto
regista per Luigi e Cristina Comencini), presentato fuori concorso al Festival
di Roma, “Si può fare” narra una vicenda realmente accaduta e precisamente
quella della Cooperativa Sociale Noncello. Negli anni ottanta furono istituite
numerose cooperative di persone mentalmente malate uscite dai manicomi (chiusi
a seguito della già citata legge Basaglia). Il regista (sceneggiatore assieme a
Fabio Bonifacci) ricostruisce l’episodio con uno stile in bilico tra la
commedia ed il dramma e ne ottiene un risultato di tutto rispetto. Tra i
migliori film italiano dell’ultimo anno, “Si può fare” ci offre anche un’
interpretazione notevole da parte degli attori, tra cui spiccano Claudio Bisio
e Giuseppe Battiston.
Fortemente consigliato agli amanti del cinema
italiano.