Coraline è una bambina decisamente trascurata dai genitori impegnati nel loro lavoro. Appena trasferita con la famiglia in una vecchia abitazione, il suo unico svago è esplorare tutto il nuovo triste posto in cui è stata portata, dalla foresta agli eccentrici vicini. Curiosando per la casa scopre una piccola porta dietro la quale non c'è altro che una parete murata.
Durante una notte, però, inseguendo dei topolini fin dietro la porta, scopre con meraviglia che, al posto dei mattoni, c'è un colorato tunnel che non esita ad attraversare.
Ben presto si renderà conto che dall'altro lato del passaggio segreto esiste una realtà parallela dove il suo grigio mondo appare colorato e felice, dove una mamma "numero due" le prepara gustosi pranzi e un secondo papà le dedica divertenti canzoni al pianofrte.
C'è solo un piccolo particolare che rende questo mondo non del tutto perfetto... le persone hanno bottoni cuciti al posto degli occhi!
Un' "Alice nel paese delle meraviglie" in salsa horrorifica, Coraline può essere ridotto ad un superficiale "non è tutto oro quello che luccica".
Ma il film parla principalmente di una triste solitudine in cui spesso i bambini si ritrovano, soprattutto ai giorni d'oggi, abbandonati a loro stessi.
La piccola protagonista rappresenta quell'età in cui si prende coscienza e si comincia a fare domande sulla propria esistenza quando ogni strada sembra non essere quella giusta.
Da qualsiasi parte del tunnel sbuchi, Coraline non finisce mai in una realtà solida e serena; dovrà combattere sempre fino a raggiungere la consapevolezza di dover combattere per convivere con la realtà meno peggiore.
La fiaba nera di Coraline è un vero gioiello di tecnica e poesia.
Impressionante la realizzazione in stop-motion con pupazzi e location in scala, mossi uno ad uno, fotogramma per fotogramma.
L'animazione è talmente fluida ed espressiva che spesso ci si dimentica che sia stata realizzata con questa tecnica tanto che viene confusa con la computer grafica.
La storia è tratta da un romanzo dell'eclettico Neil Gaiman che spiega l'origine del nome della protagonista come un errore di battitura, mantenuto a simboleggiare l'unicità e la non banalità della protagonista rispetto al resto.
Sia in versione cartacea che di celluloide, la caratterizzazione dei personaggi è superba e nel film se ne aggiunge uno che nell'originale non c'è, ma indispensabile alla narrazione filmica.
Il regista Henry Selick, inoltre, aggiunge alla pellicola quel tocco gotico-dark ereditato da Tim Burton durante la realizzazione di "Nightmare Before Christmas" conferendo maggior carisma a tutto il mondo di Coraline.
Se si aggiunge il fatto che è stato realizzato interamente in 3D, con un'apposita cinepresa che fotografava prima la visione di un occhio e poi dell'altro, il film è destinato a rimanere tra le pietre miliari del suo genere.
"Coraline e la porta magica" è un film che si lascia vivere e non guardare.