Max è un bambino come purtroppo ce ne sono tanti, agitato, insofferente, in cerca di attenzioni da parte di una madre separata e di sorella più grande che vive la sua età e lo trascura.
Un giorno, in preda alla rabbia, fugge di casa finendo per trovarsi, con una barchetta a vela, in una terra deserta e desolata abitata da grandi creature mostruose, ma umane.
Al suo arrivo, però, anziché essere mangiato, viene accolto come fosse un re che promette loro di riportare l’allegria in quel posto triste e malinconico.
Ma l’impresa è difficile e le creature col tempo perdono fiducia in lui.
Una grande metafora sulla psicologia infantile attraverso il viaggio di Max che dovrà scontrarsi con mille difficoltà e rapportarsi con quelle creature, tra le quali ritrova un suo alter ego.
Tratto da un libro illustrato di Max Sendack, destinato ai più piccoli e non solo, il film riesce a ricreare quell’atmosfera di malinconia delle immagini originali, ma il compito del regista di “Essere John Malkovich”, Spike Jonze, è arduo quanto quello del protagonista; l’adattamento, infatti, di un breve racconto come questo ai 100 minuti circa di pellicola, risulta essere un po’ dispersivo e ad un certo punto, purtroppo, si avverte la noia e si perdono i punti di riferimento della storia.
Peccato perché è davvero un buon film.