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L’Uomo Nero

(di Technino)
 

L’Uomo Nero e’ uno di quei film che riconciliano con il cinema italiano.

 

La storia del film e' raccontata da Gabriele, che la rivede con occhi di bambino quando, ormai uomo, fa ritorno alla casa d'infanzia per raggiungere il capezzale del padre morente (ben interpretato da Sergio Rubini, attore-regista).

 

Gabriele ripercorre la sua infanzia, facendoci vivere il suo ricordo amaro ma pieno di fantasie dei giorni in cui il padre, un capostazione con la passione della pittura, si era dedicato all’imitazione di Cezanne con un sacro ardore che l’aveva allontanato dal figlio e dalla moglie (una bravissima Valeria Golino, che riesce a dar vita ad un personaggio pieno di forza e sensibilita’, con una misura tipica delle grandi attrici). L’Uomo Nero e’ il classico personaggio che alimenta le paure irrazionali dei bambini, che si presenta a Gabriele quando meno se lo aspetta. Ma talvolta le persone non sono quello che sembrano….

 

Gabriele (il piccolo Guido Giaquinto, che speriamo mantenga sempre lo stato di grazia che ne ha caratterizzato questa interpretazione) ripensa alla madre, ai momenti difficili avuti con il padre, che aveva fatto della pittura la sua unica ragione di vita, ed all’adorato zio Pinuccio (un Riccardo Scamarcio perfettamente a suo agio nel ruolo dello "sciupafemmine" di provincia, un po' spaccone ma pieno di cuore, che riesce a trasmettergli allegria nei momenti difficili). 

Ma la vita riserva sorprese e Gabriele, proprio in occasione del suo ritorno, arrivera' a rivalutare la figura paterna....


Tra i “cattivi” di turno ricordiamo Donna Valeria, una raffinata matrona del nord con arie da intellettualoide, intepretata perfettamente nella sua vacuita' da Anna Falchi, e il duo cinico Venusio-Pezzetti (Vito Signorile e Maurizio Micheli) nella parte dei critici provinciali snob, che “distruggono” per principio tutto quello che fa Ernesto causandone il crollo psicofisico. 

 

In conclusione, un film che si vede molto volentieri grazie alla bravura del regista e degli interpreti, ed all’originalita’ della storia. La colonna sonora di Nicola Piovani ha il pregio-difetto di tutte quelle di questo bravo musicista: e’ bella, ma ha una sonorita’ troppo simile  a quella che ha scritto per altri films e quindi, dopo un po’, annoia.

 
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