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Alice in Wonderland

(di L’Irriverente)
 

Alice è una ragazza appena maggiorenne che, sin da piccola, crede di avere allucinazioni e di essere pazza. Sogna ripetutamente di cadere in un pozzo e di ritrovarsi in un mondo costellato dai più disparati personaggi.
Il giorno del suo fidanzamento, organizzato a sua insaputa dalla madre che teme per il futuro della figlia, Alice vede uno dei suoi personaggi irreali: un coniglio con un panciotto che le fa capire che è in ritardo. Inseguendolo finisce per cadare in una profonda tana che la porta nel mondo che ha sempre sognato. Ma i suoi erano sogni o veri ricordi di un luogo dove era già stata da bambina?
Aiutata da bizzarri personaggi, si troverà ad affrontare la terribile Regina Rossa per porre fine alla sua tirannia.

Raccontare la trama di Alice sembra quasi inutile per chi scrive e per chi legge. In questo caso, però, non ci troviamo di fronte ad una trasposizione fedele al romanzo di Carrol.
Burton, che in alcune interviste ha ammesso di non essere mai stato fan del libro e soprattutto della versione animata, nonostante sia stato anche animatore alla Disney, prende i due romanzi dello scrittore inglese ("Le avventure di Alice nel paese delle meraviglie" e "Attraverso lo specchio e quel che Alice vi trovò") e ne mescola sapientemente i personaggi e le situazioni più importanti per creare una storia nuova.

Contrariamente al cartone Disney, preso da tutti come riferimento, in cui la storia non è altro che una sequenza di sketch e situazioni fini a sé stesse, riesce a sviluppare una trama valida per una trasposizione cinematografica e a conferire ai personaggi maggiore spessore.
Troviamo un “cappellaio matto” che più che matto è una persona disillusa, che ha perso il lavoro che lo manteneva vivo, a cui conviene fare il matto per non far parte della triste realtà che lo circonda da quando la Regina Rossa ha preso il sopravvento.
La stessa Regina Rossa, apparentemente malvagia e spietata, non è altro che una “diversa” (tema ricorrente nei film del regista), una donna dalla testa enorme, diretta e sfrontata, cresciuta con il peso di una sorella bella, dai lunghi capelli biondi e che tutti hanno sempre preferito perché buona, sorridente, delicata… mentre, forse, è più ipocrita e meno trasparente di quello che sembra.

Tim Burton continua a non deludere le aspettative dei suoi fan e a conquistare il cuore di nuovi spettatori attraverso il suo stile, unico nel suo genere, sospeso tra il sogno e l’incubo, tra il sentimentale e il malinconico, tra l’eccentrico e il macabro, attributi che ben si sposano con l’atmosfera del romanzo originale.
Un regista fuori di testa come i suoi personaggi, ma come rassicura il padre di Alice “tutti i migliori sono fuori di testa”.
Nessun altro al di fuori di lui poteva mettere le mani su un mondo che per definizione è “il paese delle meraviglie”.

 
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14%
 
(di Penelope Pit-Stop)
 
Questa Alice non è più bambina, ma una giovane donna.
Non è più ingenua, ma risoluta.
E' ancora pronta a credere all'impossibile, ma si interroga sull'amore, si destreggia nelle situazioni, sceglie con concretezza.
E' un'Alice moderna. Che ricorda poco la sua infanzia, e si proietta invece nel futuro.
La verità...? Forse rimpiangiamo un po' l'Alice bambina, noi che siamo donne moderne, magari in carriera, ma che in realtà sognamo l'amore.
Il ritorno nel Paese delle Meraviglie è un'avventura dipinta con toni un po' cupi, con una Regina buona troppo perfettina per essere simpatica, interpretata con grande autoironia da Anne Hathaway, e un favoloso Cappellaio... che tanto matto non è...
ha coraggio, spirito di sacrificio, grande sensibilità, goffo corteggiamento, ricordi dolorosi... è creativo, tenero e pure spiritoso...
che alla fine la Matta sia Alice, a lasciarlo nel Paese delle Meraviglie???!!!

P.S.: il 3d rende meravigliosamente terribile la caduta nella tana del Bianconiglio, e ancor più adorabile l'inafferrabile Stregatto!
 
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