Thomas Craven (Mel Gibson) è un detective della omicidi di Boston: ha una figlia che vive per conto suo e che all’improvviso decide di andare a trovarlo. Ma una visita in apparenza casuale lo fara’ trovare al centro di un intrigo in cui dovra’ scoprire che non sempre la realta’ e’ quello che sembra….
Il soggetto del film, diretto da Martin Cambell con un certo mestiere, e’ tratto da una miniserie televisiva della BBC (“Edge of darkness”, lo stesso titolo originale del film) ed ha il difetto di avere una trama piuttosto prevedibile ed un po’ povera.
Mel Gibson, dopo una lunga parentesi dedicata alla regia, torna a fare l’attore in una parte molto lontana dal cliche’ che lo aveva fatto diventare famoso con la fortunata serie “Arma Letale”: qui e’ un padre che cerca di scoprire un mistero che lo coinvolge fortemente e che gli consente di “recitare”, cosa che fa, tutto sommato, in maniera decorosa. Buona l’idea della produzione di affiancargli un ottimo attore inglese, Ray Winstone, nella parte del “risolutore di problemi” con una crisi di coscienza.
La storia pero’ non decolla mai, le scene di azione sono piuttosto scontate (i soliti inseguimenti in auto, con i testimoni che vengono tutti uccisi dopo aver fornito a Craven le informazioni di cui aveva bisogno..), con i soliti funzionari governativi corrotti e la multinazionale che dietro un paravento di legalita’ fabbrica armi “sporche” per la CIA.
Soprattutto, il film infrange una “regola aurea” che gli sceneggiatori dovrebbero sempre osservare e che qui viene disattesa in nome della ricerca del dramma a tutti i costi…Il risultato per gli appassionati e’ piuttosto deludente e lascia l’amaro in bocca, con la sensazione di aver perso due ore del proprio tempo.