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| SCRIVI IL TUO COMMENTO | PAGINA RECENSIONI | | Happy Family
| (di Antonegò) | | |
Delude questo Salvatores. E lo dice uno che ha amato la trilogia “Marrakech Express”, “Turné”, “Mediterraneo” e anche film più personali, come il notevole “Denti” o il coraggioso “Nirvana” o il maturo “Io non ho paura”. Ma questa commedia meta cinematografica da esordiente, un po’ defatigante, stenta a decollare. Gli attori son simpatici, anche quando ammiccano esageratamente come Abatantuono (un attore che può anche esagerare quando è ben diretto), bravi, come il sempre grande Bentivoglio e, persino Fabio De Luigi riesce a fare il salto che molti comici televisivi fanno nel vuoto.
Ma da Salvatores ci si aspetta qualcosa di più di una commediola allegra e buonista che strappa qualche risata e si gode piacevolmente, come un take-away sull’autostrada.
Forse sono troppo severo, ma la mia è la severità di chi apprezza, di chi stima e non ammette furbizie da chi ha la qualità per fare un cinema di qualità. Citazioni e occhiolini al cinema indie americano non sono sufficienti. E l’happy end non può che lasciare l’amaro in bocca, come una promessa mancata, come un bacio non dato, come vedere un talento sotterrato e reso tale e quale dopo anni in cui avrebbe dovuto dare frutto.
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| | | (di L’Irriverente) | | | Ezio è il narratore della storia; una storia che scrive per costruirci sopra un film non banale, ma che abbia anche successo al botteghino. Sviluppa così le vicende di due sedicenni, Filippo e Marta, intenzionati a sposarsi, e dei loro genitori. Tra i personaggi si inserisce anche Ezio stesso che si innamorerà della sorellastra di Filippo.
Salvatores rimane forse l’unico regista contemporaneo, italiano, in grado di raccontare storie e di sapersi districare in ogni genere di sceneggiatura. “Happy Family” è finalmente una commedia come in Italia non se ne vedono da anni, un Paese costretto troppo spesso a colmare la lacuna con prodotti d’oltre oceano, la maggior parte dei quali di scarsa qualità, o relegando la commedia italiana ad attori partoriti dalla televisione.
Come il suo protagonista, prende tutti gli elementi che ha a disposizione e crea, inventa, spazia nella fantasia. Può farlo ascoltando un vecchio disco ritrovato di Simon e Garfunkel o guardando una cartolina di Panama. Perché, come recita una frase di Graucho Marx, che nel film è appuntata sulla scrivania del narratore: “preferisco leggere o guardare un film che vivere perché la vita non ha una trama”. Ed è proprio la possibilità di scrivere quello che nella vita è rimandato al caso che diverte il regista e fa divertire lo spettatore. I personaggi si arrabbiano con il loro autore e richiedono a gran voce di cambiare il corso degli eventi, come Salvatores sembra voler gridare la sua insofferenza nella consueta ostinazione a proporre, nel cinema, la realtà della quotidianità.
Oltre alla raffinatezza nell’esporre i contenuti di una trama pirandelliana e dei suoi personaggi in cerca di autore, Salvatores riesce anche a dipingere meravigliosi quadri di una città come Milano, che quasi mai viene utilizzata per riprese di location in esterni; se non la si conosce, si fa fatica persino a riconoscerla.
Sublime la Milano notturna immersa nelle note di Chopin!
Da non perdere!
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| | | (di Technino) | | |
Bentornata commedia! Con la grande regia di Salvatores, “Happy Family” segna la definitiva ricomparsa nel cinema italiano della commedia intelligente ed originale, che per tanti anni era stata messa nel dimenticatoio dai produttori nostrani a vantaggio dei cinepanettoni o dei film sulla generazione dei trentenni problematici.
Qualche anno fa c’era stato un bel tentativo con un film purtroppo passato ingiustamente nel dimenticatoio, “Mari del Sud” (2001), di Marcello Cesena: film divertentissimo ma arrivato nel momento sbagliato. Dopo qualche anno i produttori hanno provato a riproporre la commedia con “Ex” e con “Oggi sposi”: il successo di pubblico ha permesso forse la realizzazione di questo film di Salvatores, un piccolo capolavoro di originalita’, interpretazione e regia, che potrebbe rappresentare degnamente la commedia italiana all’Oscar del prossimo anno.
Il film si svolge sul palcoscenico di un’opera teatrale, con la fotografia che ne ricorda i colori pastello. Ezio (Fabio De Luigi) è un soggettista cinematografico un po’ frustrato che cerca di scrivere una commedia originale, raccontando la storia di due famiglie milanesi, una più elitaria (i cui genitori sono interpretati da Fabrizio Bentivoglio e Margherita Buy) e l'altra più ordinaria (impersonata da Carla Signoris e Diego Abatantuono). Due mondi sociali separati, che si scontrano perché i rispettivi figli più piccoli, Filippo e Marta, decidono improvvisamente di sposarsi. Qui finisce il racconto della trama che, per la sua originalita’, merita di essere “scoperta” al cinema dallo spettatore.
Salvatores ci regala una commedia bellissima, con una regia che si giova di un cast di straordinaria bravura: De Luigi, Abatantuono, Signoris, Bentivoglio, Margherita Buy, e la simpatica Valeria Bilello (la “ragazza ideale”) sono tutti perfetti nelle rispettive parti, anche grazie alla capacita’ del regista di valorizzarne il talento. Il film scorre veloce e, con un finale originale, riesce a sorprendere lo spettatore dopo aver rischiato di deluderlo…
Indimenticabili le immagini in bianco e nero di Milano, che scorrono con il sottofondo musicale da brividi di un Notturno di Chopin, e geniale il finale del film. Grande Salvatores.
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