Nel film di
Clint Eastwood si intrecciano le vite di tre persone che hanno avuto un “contatto” con la morte: quella “verificata” di Marie Lelay, una giornalista francese travolta da uno Tsunami, morta e riportata in vita in extremis con la respirazione artificiale, quella “subita” di Marcus, che perde il suo amato fratellino, e quella “condivisa” di George, un sensitivo in grado di vedere al di la’ della vita delle persone con il solo tocco delle loro mani.
Marie Lelay, dopo l’esperienza di pre-morte vissuta, non e’ piu’ in grado di tornare alla sua carriera di giornalista rampante televisiva: quello che ha visto non lo sa spiegare ma cambia profondamente il suo modo di vivere, togliendo importanza a quello che per lei prima rappresentava il successo (un argomento che era stato ripreso anche nel film “A proposito di Henry” di Mike Nicholson); Marcus, distrutto dalla perdita del fratello, continua ossessivamente a cercare chi lo possa mettere in contatto con lui, isolandosi dalla vita e cadendo preda dei tanti ciarlatani che si approfittano della debolezza causata dal dolore; George ossessionato dal suo “dono” (che per lui e’ una condanna..) cerca di rifarsi una vita smettendo di fare il sensitivo per diventare un operaio qualunque.
Le storie dei tre protagonisti vengono raccontate dal regista in maniera mirabile, riuscendo a tenere sempre desta l’attenzione dello spettatore: Clint riesce, come al solito, a farci entrare nel racconto come se fossimo accanto ai protagonisti e cosi il film procede spedito lasciandoci incatenati agli eventi e suscitando in noi un’emozione che difficilmente dimenticheremo.
Ottimi tutti i protagonisti, da Matt Demon, che da’ a George un’interpretazione misurata ed intensa, a Cecile de France, fantastica interprete di una Marie tormentata dai dubbi e dalle domande che la sua esperienza le ha lasciato, per finire al piccolo George Mc Laren, che interpreta la parte di Marcus con una maturita’ che lascia sbalorditi (anche in questo si vede la mano del grande regista..).
Una menzione a parte la merita la scena iniziale dello Tsunami, tutta realizzata al computer, che e’ un vero capolavoro: per l’emozione profonda che suscita e’ paragonabile alla straordinaria sequenza iniziale di “Salvate il soldato Ryan” di Spielberg, un paragone che non pensavamo potesse mai essere fatto. Vedere per credere.
Geniale, nella sua semplicita’, il finale del film: tre vite che prendono vigore perche’ unite dalla morte. Film straordinario.