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Persepolis

(di Edna)
 

Da un fumetto autobiografico dell’iraniana Satrapi (e Vincent Paronnaud) del 2000, l’animazione è insieme molto iraniana e molto occidentale. Produzione Francia, USA 2007.

La storia: l’infanzia di Marjane è in Iran, imbibita della migliore tradizione locale e delle ideologie Marxiste; l’adolescenza nella fredda ed immutabile Vienna, esule dal regime oscurantista instaurato con la rivoluzione islamica; la maturazione tornando nuovamente in quella patria che, pur se poco cambiata, ri-accoglie la “donna” Marjane. Ma non finisce qui: un matrimonio finisce e la vita deve ricominciare, “senza mai dimenticare se stessa”…

Di iraniani ci sono i dialoghi familiari, che richiamano gli interni ritratti da Kiarostami e Makhmalbaf o nei romanzi di Tariq Ali; il senso profondo della comunità locale (con amicizie, malelingue e compagnia) della quale sente di far parte anche quando perde se stessa e soprattutto senza che QUELLA diventi “il nemico”; la grande emancipazione femminile della cultura islamica non islamista; l’audacia di piazzare en passant Marx nell’alto deicieli accanto a Dio (due riferimenti costanti nella coscienza di Marjane che scambiano battute tra loro).

Di occidentale ci sono i miti pop (Bee Gees) le mode (minigonne) e le simpatie ora per i punk, ora per gli hippy, ora per uno stile molto più esistenziale; tutti talmente globalizzati ormai da finire a volte, anche nella coscienza di Marjane, nel clichè.

E’ il suo spirito a non finirci mai (e così può essere per tutti, a qualsiasi latitudine e longitudine). Nella grafica, essenziale, c’è un po’ di tutto ed è un piacere giocare a rintracciare il modello: vecchissimi Mickey Mouse, Hokusai, Groening, Munch… Lo stile narrativo richiama ora South Park, ora i Simpson, ora Samurai Jack. La pellicola scorre e a fine film resta la sensazione che culture diverse appartengono alla protagonista, ognuna con pregi e problemi diversi ma senza paragoni; c’è il rimbrotto schietto, immediato esenza rancori di una ragazzina contro quello che non va: in Iran, a Vienna e con se stessi, senza la pretesa di indicare la via giusta e vera, che probabilmente si conquista solo di momento in momento. Come evolverà? Lo vedremo (o leggeremo) volentieri…

 
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(di Edna)
 

Da un fumetto autobiografico dell’iraniana Satrapi (e Vincent Paronnaud) del 2000, l’animazione è insieme molto iraniana e molto occidentale. Produzione Francia, USA 2007.

La storia: l’infanzia di Marjane è in Iran, imbibita della migliore tradizione locale e delle ideologie Marxiste; l’adolescenza nella fredda ed immutabile Vienna, esule dal regime oscurantista instaurato con la rivoluzione islamica; la maturazione tornando nuovamente in quella patria che, pur se poco cambiata, ri-accoglie la “donna” Marjane. Ma non finisce qui: un matrimonio finisce e la vita deve ricominciare, “senza mai dimenticare se stessa”…

Di iraniani ci sono i dialoghi familiari, che richiamano gli interni ritratti da Kiarostami e Makhmalbaf o nei romanzi di Tariq Ali; il senso profondo della comunità locale (con amicizie, malelingue e compagnia) della quale sente di far parte anche quando perde se stessa e soprattutto senza che QUELLA diventi “il nemico”; la grande emancipazione femminile della cultura islamica non islamista; l’audacia di piazzare en passant Marx nell’alto deicieli accanto a Dio (due riferimenti costanti nella coscienza di Marjane che scambiano battute tra loro).

Di occidentale ci sono i miti pop (Bee Gees) le mode (minigonne) e le simpatie ora per i punk, ora per gli hippy, ora per uno stile molto più esistenziale; tutti talmente globalizzati ormai da finire a volte, anche nella coscienza di Marjane, nel clichè.

E’ il suo spirito a non finirci mai (e così può essere per tutti, a qualsiasi latitudine e longitudine). Nella grafica, essenziale, c’è un po’ di tutto ed è un piacere giocare a rintracciare il modello: vecchissimi Mickey Mouse, Hokusai, Groening, Munch… Lo stile narrativo richiama ora South Park, ora i Simpson, ora Samurai Jack. La pellicola scorre e a fine film resta la sensazione che culture diverse appartengono alla protagonista, ognuna con pregi e problemi diversi ma senza paragoni; c’è il rimbrotto schietto, immediato esenza rancori di una ragazzina contro quello che non va: in Iran, a Vienna e con se stessi, senza la pretesa di indicare la via giusta e vera, che probabilmente si conquista solo di momento in momento. Come evolverà? Lo vedremo (o leggeremo) volentieri…

 
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(del nostro lettore Duvan)
 
All ethnographists souhld invest in this app! Haha. As technology continues to evolve, it is necessary for anthropologists and social nutheads to progress with technology. This app will help provide widespread accessibility for the contemporary emerging practice of sensory ethnography. Kudos to the designer.DT
 
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