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Visti al Cinema - Consigli e opinioni dei Film nelle sale
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Habemus Papam

(di Kooka)
 

Come si fa a sentirsi potenzialmente papa? Nella bellissima cappella Sistina sotto il gesto imperioso del Gesù michelangiolesco, mormora il pensiero di molti di quei cardinali chiusi in conclave : non a me!

 

Nanni è braccato, si trova prigioniero in un posto che a sentir lui non gli appartiene ma non è così ed ecco che genialmente cambia discorso e trasferisce le sue paure nascoste e le sue insicurezze in quelle di Piccoli, che con lo sguardo di un uomo braccato si aggira per i vicoli di Borgo, vuole scappare da un destino cui sente di non appartenere e percepisce profondamente la propria inadeguatezza.

 

La sua figura mi ha colpito profondamente e mi ha fatto pensare che ognuno nasce con un fardello grave da portare pronto lì per lui, ma al momento della situazione da accettare, quello sarà un momento veramente difficile, forse il più difficile della propria vita. Ma Nanni vuole sdrammatizzare creando un mini campionato “mondiale” per rendere forse più facile superare la noia, nell’attesa che si sblocchi la strana situazione in cui si trovano e bisogna ammettere che il soggetto e certo “originale” e molto particolare.

 La gente sempre più delusa si aspetta troppo da questo mondo in crisi, non ci sono più persone carismatiche cui aggrapparsi per non affogare. Nanni si  sente inadeguato quanto il futuro papa e non riesce a fare nulla…perché non può farlo né per lui né per altri…. la situazione è troppo singolare e non  vi dirò il finale andate a vederlo perché merita 5 stellette!! 
 
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(di L’Irriverente)
 

Nanni Moretti torna dietro la macchina da presa con uno sguardo forse più “maturo”, “adulto”. Questo sembra un elemento spiazzante per tutti i suoi sostenitori che fanno fatica a ritrovare il Moretti al quale sono abituati. Ma stando ben attenti lo si ritrova in molti punti della sceneggiatura, scritta a sei mani con Francesco Piccolo e Federica Pontremoli, già compagni di lavoro ne “Il Caimano”.
Lo si trova nei passaggi “divertenti”, con tutto il suo cinismo, ma la sua presenza si fa sentire maggiormente all’uscita dalla sala. Come in tutti i suoi film ci si diverte, si riflette, ma si torna a casa con la sensazione di aver preso un forte pugno nello stomaco.
Forse perché siamo tutti affetti dal cosiddetto “deficit di accudimento” che tanto viene citato nel film??
Se venissero meno figure così importanti come quella del Papa, che per i credenti e non è comunque un punto fermo, cosa accadrebbe ? Il senso di instabilità sarebbe indubbiamente grande per tutti!

Il protagonista è presentato come un uomo comune, nonostante l’alta carica ricevuta, con tutte le sue debolezze e le sue paure. Ma non è la paura a farlo fuggire di fronte ad una folla che lo acclama. Col tempo egli raggiunge la consapevolezza e la forza per esprimere la sua “inadeguatezza” al ruolo di Papa derivante dalla sua umanità che non potrà mai essere all’altezza di rappresentare Dio in terra. Non è una questione di coraggio arrivare a dire di no a Dio, ma di estrema umiltà.

E per tutti coloro che trovano artificioso un Papa che vuole fare l’attore di teatro o irreale e ridicolo o addirittura blasfemo che dei cardinali giochino a pallavolo durante il Conclave… ricordo che siamo sempre di fronte alla finzione cinematografica dove l’azione non deve necessariamente rispecchiare pedissequamente la realtà; “Habemus Papam” non vuole essere un film né spirituale, nè religioso, ma una riflessione sulla solitudine dell’essere umano.

Una cosa è certa, nessun regista è riuscito a far scrivere sei recensioni del suo film su questo sito! Di sicuro non lascia indifferenti, motivo più che valido per andarlo a vedere!

Approfitto di questo spazio per consigliare caldamente anche le bellissime recensioni dei nostri lettori Marcello e Maria Luisa. Per leggerle, basta cliccare sul titolo di questa recensione o, in calce, su “Leggi solo le recensioni dei lettori”.

 
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(di Antonegò)
 

Nuntio vobis gaudium magnum: Habemus Nanni!! Questo, grosso modo, il mio stato d’animo nell’apprestarmi a vedere un film di Nanni Moretti, dopo che la fumata grigia della sua attesa sbianca per annunziarne la prossima proiezione.

La liturgia prevede che il film venga celebrato nel sacrarium del Nuovo Sacher ove il sacrestano Ermanno, sempre burbero e stressato, ci accoglie coi suoi modi per noi irrinunciabili.

Avrete capito che sono il meno adatto a recensire un Sacher film morettiano, ma esimermi non posso, non debbo, non voglio.

Mi dispiace iniziare con la nostalgia con cui un morettiano doc, più morettiano di Moretti, più realista del re, inizia qualunque recensione post Caro diario. Del resto, il buon Nanni doveva mutare e noi, pur nostalgici, amiamo anche il mutamento. Del resto, sprazzi di Nanni ci sono, luminosa apparizione in spirito e carne che ci folgora e ci riempie, non solo ossequiosi, ma ammirati. Il Nanni competitivo che riesce a dividere in griglie i vescovi, che gioca a carte in maniera cinica, perché l’importante non è vincere, ma stravincere, umiliando possibilmente l’avversario, il Nanni che è il migliore, il Nanni che gode nel sottolineare i luoghi comuni, con la sua voce pacata, ma ficcante, il Nanni che s’incazza, perché il torneo non va oltre le semifinali, beh, questo Nanni è l’Ecce Nanni, quello che non mi stancherò mai di amare, quello che mi farà ridere, anche solo stando zitto e puntando la macchina da presa narcisisticamente solo e sempre su di sé.

Poi c’è un Nanni che gira il suo secondo film talare. Stavolta alza il tiro, passa dal curato di campagna al papa, senza mezzi termini, ma sempre intimamente affascinato da scelte di vita radicali, curioso, come solo un ateo miscredente sa essere.

E la storia, checché ne dicano i papaboys, è assolutamente originale e densa, pur nella sua apparente semplicità farsesca. Ed io che sarò sempre un cristiano cattolico felice di esserlo e mai un tristo papaboys bigotto e ottuso, l’ho apprezzata.

Quale compito più gravoso che quello di essere la guida spirituale della cristianità intera? Se Gesù ha tribolato nel Getsemani, può un Papa tremare, dinanzi alla folla tumultuante che gli si para innanzi, abbracciata dal colonnato berniniano? Evidentemente sì. Ma al di là della verosimiglianza che si cela dietro la più veritiera maschera della farsa, ciò che conta è l’uomo. Perché il Papa è un uomo, come uomo era, senza ombra di dubbio, Gesù. Qui si ferma Nanni, perché non può e non vuole affrontare dispute millenarie sulla dicotomia tra natura umana e divina, quesito che ha generato abiure ed eresie, apostasie e massacri. No, Nanni non ha la curiosità di un fedele, ma la curiosità legittima e matura di un ateo. Non gli si può chiedere di più. Ad impossibilia nemo tenetur.

Ma il risultato è tutt’altro che scontato e banale, tutt’altro che arido e superficiale, tanto che il finale a sorpresa, come uno schiaffo marchiato a fuoco dallo splendido e apocalittico miserere di Arvo Part ci lascia basiti, angosciati e spauriti, non tanto per la sua implausibilità, quanto perché riesce a descrivere un’epoca, l’attuale, in cui l’assenza di figure forti, l’assenza di una guida, la ricerca di una libertà vacua ed effimera produce questo mostro senza testa che si dimena selvaggiamente e che altro non è che la nostra società.

Un plauso all’immenso Michel Piccoli, monumento del nostro cinema. Un plauso alle nostre maestranze, che hanno ricostruito la Cappella Sistina e la facciata di S. Pietro.

 
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(di Penelope Pit-Stop)
 
Film gradevole, con spunti interessanti, ma proprio per questo spesso delude.
Delude in primis la categoria degli psicologi, perchè li ridlcolizza. Ben 2 personaggi si rivelano incapaci di entrare nel profondo di un altro essere umano, per aiutarlo, mostrandosi capaci invece solo di banalizzare il malessere con diagnosi preconfezionate o scontate.
 
Delude, perchè è riduttivo, descrive bene un uomo, ma non un credente, di fronte ad una grande responsabilità. La parte umana è la prima, giustamente, naturalmente, a venir fuori. Ma qui manca un pezzo.
Il Papa è successore di Simone, l'apostolo che tradì l'amico rinnegandolo tre volte, ma fu scelto come Pietra su cui costruire la Chiesa. Fu scelto proprio perchè, per poter essere guida, doveva riconoscersi debole, ed essere amato per primo. Per tre volte l'amico risorto gli chiederà: Pietro, mi ami tu? ed egli risponderà sì. Solo allora, dopo aver ricevuto in dono la coscienza dei propri limiti, e la consapevolezza di avere un alleato potente, sarà pronto per essere il primo Papa.
A nessun uomo è chiesto di fare cose impossibili, basandosi sulle sue povere forze umane.
Mentre nulla è impossibile a Dio, e grandi sono le Sue opere.
Singolare, infine, riflettere sul fatto che ultimamente sono passate sugli schermi due storie diversissime, ma che parlano entrambe di uomini chiamati a grandi responsabilità, con difficoltà ad affrontarle, a cui viene in soccorso un medico. Il - meraviglioso - Discorso del Re Colin Firth, però, è davvero tutta un'altra storia...
 
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(di Technino)
 

Una grossa delusione il nuovo film di Nanni Moretti. Dispiace di doverlo dire, dopo il solito coro di commenti entusiasti che ne hanno accompagnato l’uscita, ma il film e’ povero di “sentimento”, non trasmette alcuna emozione.

Brevemente la storia: viene eletto un Papa (Michel Piccoli) che non si sente all'altezza del suo compito; non si mostra alla folla dal balcone e rimane preda di una profonda depressione mista a scatti collerici. I cardinali sperano che recuperi nel giro di qualche giorno e chiamano uno psicologo (Nanni Moretti) per cercare di aiutarlo a trovare se stesso. Ma il compito e’ difficile, perche’ il nuovo Papa non vuole saperne e si ribella anche allo psicologo….

Il racconto della trama finisce qui per non togliere il piacere della visione agli appassionati di Moretti. Il film e’ una delusione perche’ il regista non cerca di entrare nella psicologia dei personaggi “veri”, costruisce invece un mondo ecclesiastico basato solo sulle sue idee (e pregiudizi..), dandone cosi' un’immagine soggettiva e superficiale.

Il Papa, preso dalla paura di non essere degno del compito affidatogli dal Conclave, non si rivolge mai a Dio in preghiera, non ne cerca il sostegno: sembra che il suo unico rammarico sia quello di non aver potuto fare l’attore di teatro da giovane, vaga per Roma senza mai trasmettere un momento di emozione per la sua pena, troppo umano ed egoista per essere un Papa “vero”. E’ cosi’ che l’ha voluto Moretti, e Michel Piccoli interpreta la parte in maniera assolutamente conforme ai desideri del regista: un personaggio cosi’ avulso dalla realta’ dei Pontefici che abbiamo conosciuto in questi anni da sembrare assolutamente artificioso e, quindi, non coinvolgente.

Non diversi sono i cardinali, tutti raffigurati come “bambinoni” senza la minima spiritualita’: ridicola la scena in cui Moretti organizza per loro un torneo di pallavolo, dividendoli per nazioni di appartenenza: chiunque abbia un minimo di conoscenza della Chiesa (anche senza essere un cattolico praticante) ha potuto constatare che, a livello cardinalizio, e’ richiesta una gran fede unita ad una cultura e controllo di se’ non indifferenti, che rendono l’idea di Moretti assolutamente ridicola…

Il regista e’ talmente preso di se’ da non utilizzare nemmeno il talento di Margherita Buy, che interpreta la ex moglie dello psicologo (psicologa anche lei), relegata ai margini del film con un personaggio a cui sono lasciate solo poche insignificanti battute.

Peccato, un’occasione persa da Moretti, che avrebbe dovuto ispirarsi, anche se ateo, alla spiritualita’ che aveva pervaso il meraviglioso film di Pasolini, “Il Vangelo secondo Matteo”.

In tutte le cose ci vuole umilta’ e sensibilita’, con l’egocentrismo non si va da nessuna parte…

 
 
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51%
 
48%
 
(del nostro lettore Marcello)
 
Questo è il primo film di Moretti, dopo la scomparsa della madre, la Signora Apicella. La prima sequenza forse è a lei dedicata, la veglia per un'assenza che non potra mai essere colmata. Il cuore del film è in quel Todo Cambia, inserito quasi per caso, su cui Moretti cerca di spiazzare gli spettatori meno consapevoli del suo percorso umano, fatto si anche di creme spalmabili ma soprattutto di dolore, per tutto quello che viene d'un tratto a mancare, sia esso una madre, un familiare o anche uno straccio di ideale o una guida, almeno provvisoria. " E adesso chi si prenderà cura di me ? " Era Don Giulio a chiederlo, accanto al corpo senza più vita della madre suicida . "La messa è finita ", il pallone colorato cade di mano al Professor Brizzi, che non vedremo più, l'intervallo finisce prima o poi. Come non vedremo più nessuno affacciarsi a quel balcone. Per sempre vuoto. Non ci resta che questa sensazione di vuoto, come una generalizzata crisi d'accudimento.
 
(del nostro lettore maria luisa)
 
Gia visto due volte e sono certa che lo rivedrò. Certo l'emozione è stata poca e (avendo visto dal vero girare delle scene) Michel Piccoli è bravo perchè interpreta se stesso,infatti anche fuori scena era smarrito e sorridente. Il discorso finale potrebbe far riflettere i nostri attuali uomini politici .Certo la mancanza di accudimento è per Nanni importante, anche in "Aprile" chiede alla sua vera mamma :"...e io piangevo?".Comunque do un voto alto perchè Nanni è Nanni ,forse rivedendolo sono sicura che mi piacerà sempre di più e capirò cose che non ho capito. Non trovo mancanza di modestia, anzi lui si prende in giro definendosi:il migliore.Nanni è una persona inteligente e sensibile, anche se un pò cambiato (chi non cambia col tempo?) . La preghiera non c'è neanche nel "Vangelo secondo Matteo". Parlare di questi argomenti è già un atto di fede! (comunque l'inferno è vuoto!e lo credo anche io)
 
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