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Nessuno mi può giudicare

(di Antonegò)
 

Saranno le aspettative che condizionano il risultato, sarà che quando tutti parlano bene di un film e dicono che fa ridere, si carica troppo di attese anche un povero film che di pretese non ne ha.

Oppure sarà che siamo stanchi di commediole italiane buoniste e carine, come un pacco di biscotti del discount.

Stimo la Cortellesi, mi piace, come donna e come comica. Ma la sua bravura non serve a nobilitare più di tanto questo filmetto, confermando, forse, ancora una volta (se ce n’era bisogno), che i comici televisivi italiani devono fare i comici televisivi italiani, perché il cinema è un palcoscenico troppo diverso, non necessariamente più grande, ma decisamente diverso.

Troppo farsesca questa commedia, senza aneliti, senza ampi respiri, il compitino diligente di un alunno da media del sei.

La morale che i poveri sono più sinceri e onesti e si divertono, anche se vivono al Quarticciolo e sono ignoranti, mentre i ricchi sono ipocriti e pervertiti, annoiati e ottusi è più trita della carne con cui mia madre fa le polpette.

Mentre la morale che nessuno può giudicare una escort che fa la escort solo per salvarsi dalla bancarotta fraudolenta è immorale e deviante. Soprattutto oggi. E soprattutto in Italia.

Le escort hanno il cuore grosso, gli extracomunitari sono buoni e sensibili e se sei di destra e razzista, in fondo, non sei così razzista e ti innamori di una senegalese e, tutto sommato, non ti arrabbi se tuo figlio è gay.

Infine che fai, non ti innamori di Roul Bova che è povero, ma bello, ha un trauma del passato, dal quale riuscirà a guarire, perdonando la Maddalena, perché chi è senza peccato…

Mi si perdonerà se a scagliarla sono io, la pietra, contro un film povero, ma brutto. E non perché non faccia ridere e non siano bravi i comprimari (tra tutti Papaleo e Lillo senza Greg), ma solo perché è assolutamente insulso e insignificante.

E questo è difficile da perdonare…

 
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