In un laboratorio di un’azienda farmaceutica, interessata solo ai profitti, viene studiata una cura per l’Alzheimer attraverso un virus in grado di stimolare i neuroni del cervello.
Prima della sperimentazione umana, i test sono effettuati su degli scimpanzé che, attraverso il virus, manifestano uno spiccato incremento delle doti intellettive.
Finito con esito negativo il primo test, lo studio viene sospeso e i laboratori chiusi con l’ordine di sterminare gli scimpanzé ai quali è stato inoculato il virus.
Una delle cavie, però, è incinta ed il dottore che si occupa del progetto, decide di portare il neonato con sé per proseguire gli studi in autonomia.
Con il passare del tempo, il piccolo primate viene cresciuto come un figlio fino al giorno in cui dovrà fare i conti con la propria identità.
Iniziata nel lontano 1968, la saga de “Il pianeta delle scimmie” si completa di un tassello quasi mancante all’interno della trama ambientata avanti e indietro nel tempo.
Con questo film si racconta come è stato possibile arrivare ad un futuro dominato dalle scimmie.
Trama già raccontata, senza implicazioni scientifiche, nel capitolo “1999 Conquista della Terra” in cui le scimmie si ribellano dal loro stato di schiavitù in un paradosso spazio-temporale iniziato dal precedente “Fuga dal pianeta delle scimmie”. E dallo stesso film è stato attinto il nome di “Cesare”, il nome di un grande condottiero attribuito alla scimmia che guiderà la sua specie contro una razza umana sempre più violenta e in decadimento.
Se, infatti, nel quarto capitolo della serie classica, alle scimmie non rimane altro che rispondere alla violenza con altra violenza, scendendo di fatto allo stesso livello dell’Uomo, in questo moderno capitolo-reboot (godibile anche senza aver mai visto gli altri film), la scimmia mette in risalto tutto lo squallore della razza a cui apparteniamo: esseri presuntemente dotati di ragione, ma che sono più bestie degli animali stessi, capaci di far male per denaro o per il solo gusto di farlo.
Per tutto il film si simpatizza, infatti, per Cesare, tra critica alla società e spettacolarità degna di un ottimo blockbuster americano.
Da segnalare che per tutto il film non è stato utilizzato, per la recitazione, alcun animale addestrato. Tutti gli animali sono realizzati magnificamente in computer grafica ed il protagonista è animato da Andy Serkis, lo stesso attore che ha dato vita a fenomeni come il Gollum de "Il Signore degli Anelli" e all'ultimo King Kong di Peter Jackson.