La giovane Sara, esasperata dall’essere sempre costretta ad accudire il fratellino, sogna che questo sia portato via dal Re degli Gnomi; purtroppo il desiderio viene esaudito.
La ragazza, che non pensava potesse accadere realmente, si mette subito alla ricerca del piccolo fratello, ma ha solo tredici ore per poterlo salvare dal malvagio Jareth e, per farlo, dovrà superare un magico labirinto.
Durante il viaggio incontrerà un’infinità di personaggi, alcuni dei quali le saranno d’aiuto nel raggiungimento dell’obiettivo.
"Labyrinth" rappresenta davvero un’opera d’arte per lo stile e il gusto con cui è stato realizzato, molto poco americano. Ed il merito è dell’unione delle menti di grandi autori, ognuno dei quali ha lasciato il segno: si parla di Jim Henson alla regia, padre dei Muppet e, in questo caso, di tutte le visionarie marionette e burattini che animano la storia e interagiscono con gli attori; Terry Jones, importante autore dei Monty Python che conferisce quella sana ironia a tutto il film; George Lucas, in veste di produttore che non ha bisogno di presentazioni in fatto di abilità figurativa con il suo Star Wars (all’epoca appena reduce dalla conclusione della trilogia).
Anche gli interpreti non vanno trascurati: l’allora sedicenne Jennifer Connelly, da noi conosciuta l’anno precedente in “Phenomena” di Dario Argento, è perfetta nella parte della graziosa quanto combattiva adolescente che, attraverso la metafora del labirinto, compie il suo percorso di crescita; allo stesso modo, l’eclettico David Bowie, nel pieno della forma, non solo è un formidabile cattivo, ma regala al film anche una colonna sonora perfetta.
Un piccolo gioiellino di maestri “artigiani” da vedere e rivedere senza mai stancarsi.