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Hugo Cabret

(di Technino)
 

Parigi, anni ’30: la stazione ferroviaria vive un'esistenza scandita dagli orologi sempre in funzione, che ne regolano ogni attivita’. Nella stazione parigina c’e’ un ragazzo orfano, Hugo Cabret, che da tempo vive di nascosto in un piccolo rifugio, ricavato dentro il meccanismo dell’orologio di maggiori dimensioni. Hugo si occupa clandestinamente della manutenzione e ricarica degli orologi, ed e’ il custode di un segreto lasciatogli da suo padre: un Automa recuperato dai resti di un museo incendiato, di cui e’ ignota la funzione.

Hugo, seguendo le istruzioni contenute in un misterioso libretto trovato insieme all’Automa, cerca da tempo di ripararlo utilizzando vecchi ingranaggi e molle che riesce a trovare o, in qualche caso, a rubare. Quando il ragazzo viene scoperto a rubare da Georges, un anziano giocattolaio che ha il suo negozio all'interno della stazione, si rende conto di essere misteriosamente legato a quell'uomo burbero e che, probabilmente, il legame sta proprio nell’Automa che suo padre stava cercando di riparare…. Ci fermiamo qui per non togliere il gusto della scoperta a chi vorra’ vedere il film. 

Con Hugo Cabret, Martin Scorsese si cimenta in piu’ di una sfida: l’esordio nel campo dei film per ragazzi, cosi’ lontano da quello che e’ stato per anni l’universo di riferimento cinematografico del grande regista, e l’esordio nel campo del 3D. Ma si tratta anche della prima volta in cui Scorsese parla direttamente del cinema e della sua storia: il regista si mette senza pudore nei panni del piccolo protagonista e narra della meraviglia, unica e irripetibile, provata da un ragazzino di fronte a quel fascio di luce proiettato su uno schermo gigante, e dell'inesplicabile senso di “magia” che quelle immagini trasmettono la prima volta che le si guarda. Da questo punto di vista l'uso del 3D per una pellicola come Hugo Cabret è stata una scelta opportuna (forse addirittura necessaria) e con questo film siamo di fronte a uno dei pochissimi casi in cui l’uso della stereoscopia permette allo spettatore di vivere l’avventura sentendosi “immerso” nel film insieme ai personaggi. 

Il 3D di questo film, al pari di quello che ci ha mostrato James Cameron in Avatar, è contrastato, nitido e coinvolgente: e' una vera gioia per gli occhi vedere la profondità e l'incredibile senso di realismo che emanano dalle scenografie di Dante Ferretti, il senso di vertigine della torre dell'orologio in cui vive Hugo, la resa minuziosa delle distanze e il grande lavoro del regista sulla costruzione dell'immagine e sulla profondità di campo, sia per gli esterni che per gli interni: il 3D di questo film (che anche James Cameron, l’antesignano di questa tecnologia, ha definito come il migliore mai realizzato) fa vedere come questa tecnologia cosi’ versatile sia stata, finora, poco compresa e mal utilizzata.  La tridimensionalità di Hugo Cabret è anche un commosso e sincero l'omaggio del regista all'arte di Georges Méliès non a caso illusionista prima che cineasta, pioniere degli effetti speciali e di un cinema che, per la prima volta, si basava sulla meraviglia, sul coinvolgimento emotivo e sulla rappresentazione stessa dei sogni. E' la magia la chiave (non solo simbolica) di accesso alla storia, quella magia ricreata artigianalmente, con infinita pazienza, dalle mani di Méliès coi suoi trucchi e i suoi macchinari, quella che lo stesso Hugo vuole caparbiamente far rivivere nell'Automa lasciatogli dal padre.

Hugo Cabret, ispirato a un romanzo per ragazzi dello scrittore Brian Selznick e’ dunque, un magico omaggio al cinema, ma e’ anche una favola meravigliosa che racconta la formazione di un ragazzo che cerca il suo posto nel mondo, in una società da lui vista come un enorme ingranaggio in cui ogni pezzo deve trovare la sua collocazione e funzione.  

Hugo, interpretato benissimo da Asa Butterfield, non smette mai di guardare il mondo con fiducia ed ottimismo e cerca il “cuore” in una creatura meccanica che racchiude in sé il ricordo di un padre che non ha mai smesso di amare. Ad aiutarlo nella sua difficile ricerca una Chloe Moretz altrettanto intensa, una ragazza divoratrice di libri ed affamata di avventura, che accompagnando Hugo nel suo “viaggio” avrà modo di conoscere meglio le persone con cui vive, riuscendo a stabilire con loro un legame piu’ profondo.

Il cast è arricchito dalle presenze di un sempre carismatico Christopher Lee nel ruolo del saggio libraio, di un divertente Sacha Baron Cohen che dà il volto all'ispettore ferroviario senza sorriso, perennemente sulle tracce di Hugo, e di un intenso Jude Law nella parte del padre di Hugo. Lasciamo per ultimo Ben Kingsley, strepitoso interprete dell’anziano giocattolaio che dara’ inizio all’avventura.

Ricordiamo che il film e’ candidato all’Oscar 2012 con 11 Nominations.
 
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(del nostro lettore Miha)
 
Surprenant!La musique est top et le sce9nario donne envie de se jeter sur le livre de Vassilis Vassilikos.J'ai vu que l'affaire Gregoris Lambrakis avait de9je0 inispre9 un court me9trage ( Cent Heures en mai de Dimos Theos et Fotos Lambrinos, en 1963). Mais pas trouve9
 
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