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Il capitale umano

(di Foster Kane)
 

Paolo Virzì è ormai da un decennio uno dei nostri più importanti registi. Ogni suo film ha sempre centrato il bersaglio e anche le sue opere meno riuscite si collocano ben al di sopra della media. “Il capitale umano” è probabilmente il suo miglior film o comunque il lavoro che assieme a “Tutta la vita davanti” e “La prima cosa bella” se ne contende il titolo. E se Virzì si è sempre distinto nel saper raccontare storie di vario genere (drammatiche, comiche, sociali…) qui esprime al meglio il suo talento di regista. Non che negli altri film questo talento non fosse ravvisabile ma l’attenzione dello spettatore si concentrava più sull’intreccio che sulla messa in scena. “Il capitale umano” narra una storia molto interessante anzi forse la più interessante dal punto di vista sociologico di tutta la filmografia di Virzì ma al tempo stesso si segnala per la tecnica con cui la stessa viene affrontata.

Dopo un breve prologo (in cui assistiamo all’incidente di un uomo) l’opera si suddivide in quattro capitoli: i primi tre dedicati ai protagonisti più importanti mentre l’ultimo (il capitale umano) costituisce l’epilogo in cui si scopre la verità su quanto accaduto all’inizio e non solo… Eh si perché si da il caso che inizialmente l’impressione e quella di trovarsi di fronte a persone (più o meno) normali, ma andando sempre più avanti scopriamo la vera personalità di ciascuno dei personaggi. E Virzì ci guida in questa scoperta narrando la stessa storia ma vista in ciascun capitolo secondo il punto di vista del personaggio. Si parte da Dino (Fabrizio Bentivoglio), un agente immobiliare goffo e opportunista che poi si rivelerà anche spietato. Si prosegue con Carla (Valeria Bruni Tedeschi), la moglie di un ricco magnate (Fabrizio Gifuni in un perfetto ruolo di squalo), una donna confusa che ogni tanto fa le sue apparizioni nella vita. Infine Serena, la figlia di Dino, da poco uscita da una relazione con il figlio di Carla e che probabilmente è l’unico personaggio pulito di tutta una squallida vicenda in cui l’unico valore sembra essere il denaro. E’ per il denaro (che tra l’altro non ha…) che Dino entra a far parte del fondo di investimento gestito da Giovanni,  un uomo che sempre per il denaro scommette sul fallimento del suo paese. Lo stesso dicasi per la quasi totalità degli altri protagonisti: i soldi prima di tutto. Ne restano fuori ben pochi. Oltre a Serena si salvano Luca, un ragazzo povero con un passato poco raccomandabile, Donato (Luigi Lo Cascio), un professore (forse) ancora animato da nobili ideali e Roberta (Valeria Golino) la moglie di Dino.

Indubbiamente Virzì si è trovato ad affrontare un progetto ambizioso sia per la storia (ispirata ad un romanzo thriller di Stephen Amidon) sia per la moltitudine di personaggi e ci è riuscito in maniera egregia consegnandoci (come dicevamo all’inizio) quello che forse è il suo miglior film. E il merito della sua riuscita deve molto anche agli attori tutti in ottima forma.

Bravo Virzì!

 
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