Se amate Parigi e il cinema francese, questo è il film per voi. Cédric Klapisch, già apprezzato per “Ognuno cerca il suo gatto” e divenuto famoso con “L’appartamento spagnolo”, decide di girare un film sulla città più amata e raffigurata, accettando il rischio di cadere nell’oleografia o nella banalità stile cartolina. Invece “Parigi”, al di là degli alti e bassi in cui un film corale inevitabilmente può incorrere (se non sei Altman), è un film assolutamente riuscito che orchestra bene un cast in cui spiccano Juliette Binoche, Fabrice Luchini e Romain Duris, attore feticcio, divenuto famoso con “Tutti i battiti del mio cuore” di Audiard (che approfitto di questa recensione per consigliare).
Certo, l’impianto narrativo delle storie incrociate non spicca per originalità e, ogni tanto anche la narrativa cinematografica di Klapisch ci conduce lungo percorsi che uno spettatore medio riesce ad anticipare, ma se ti abbandoni alle vicende dei personaggi e soprattutto agli scenari di una delle città più belle del mondo, non puoi che apprezzare lo stile semplice e deciso del regista e amare l’amara l’ironia e la malinconia tragici, tipici della cinematografia francese.
Splendida la Binoche, quando si abbandona a uno spogliarello tenero, sensuale e impacciato e, forse sensuale proprio perché impacciato e strepitoso Luchini, quando imita Jagger.
L’occhio di Klapisch riesce ad essere onesto nella descrizione dei personaggi di contorno, piccole macchiette parigine, stile commedia dell’arte, e sa orchestrare il suo bel cast, senza eccedere troppo in sentimentalismi a buon mercato, quando descrive la malattia di Romain Duris.
Insomma, non un capolavoro, ma un film da vedere e godersi fino in fondo.